di Francesco Sblendorio

Boom di nuovi sport e attività "da comitiva": così i giovani non giocano più a calcetto
BARI – «I 20enni sui campi di calcio si vedono sempre meno: le tradizionali partitelle tra amici ormai sono cosa da adulti». Sono le parole di Giancarlo Dellino, amministratore dell’Olimpic Center, uno degli storici impianti sportivi di Bari. Lui, come molti altri esperti del settore, è sicuro di una cosa: il calcio giocato non è più parte integrante nella vita dei giovani.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Siamo quindi di fronte a un cambiamento epocale. Per decenni infatti il pallone è stato una presenza fissa nella quotidianità dei maschi italiani. Sin da piccolini ci si sfidava in interminabili partite su campi più o meno improvvisati, per poi spostarsi su terreni più professionali, come quelli in erba sintetica spuntati come funghi a partire dalla fine degli anni 80. I tornei organizzati in città erano innumerevoli e si arrivava a giocare più volte durante la settimana.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il calcio infatti nel giro di poco tempo si è trasformato in uno dei tanti sport che è possibile praticare. Lo dimostra il fatto che a Bari non nascono più impianti sportivi dedicati al pallone e alcuni di loro hanno ridotto il numero di terreni di gioco. Basterebbe un esempio: il Green Park, storico tempio del calcetto di via Fanelli, dopo essere stato chiuso per beghe burocratiche nel 2018, ha riaperto nel 2023 ma come centro dedicato al padel.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Padel, tennis, beach volley, running, crossfit: sono questi i nomi degli sport che pian piano stanno sostituendo soccer e futsal. Almeno nel mondo giovanile. Perché se gli over 30 non rinuncerebbero mai all’appuntamento settimanale con le scarpette da calcio, per i ventenni i tacchetti sono diventati qualcosa di obsoleto, quasi da “boomer”.  

«I 20enni li incontri sui campi di calcio giusto se partecipano a qualche torneo, ma le partitelle tra loro ormai non le vedi quasi mai», afferma Leo Gironda, socio dell’Azzurro Levante Sport, il sodalizio che gestisce il centro sportivo Di Palma.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Sui campi di calcio manca ormai la fascia dei 20-25enni – rivela Christian Tomasicchio, direttore del Di Cagno Abbrescia -. Ci sono gli adolescenti, perché partecipano alle attività promosse dal centro sportivo e ci sono i più grandi, che non intendono cambiare le proprie abitudini. Ma i ragazzi ormai fanno altro».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Del resto più di una volta abbiamo scritto di come i “giovani di oggi” siano radicalmente diversi da “quelli di ieri”. Questo per l’irruzione nelle loro vite degli smartphone, che hanno rivoluzionato il modo di comunicare, e per via di una sorta di “adultizzazione” che ha investito un’intera generazione.  


Non è quindi un caso che proprio i ragazzi del 2020 stiano cambiando un’abitudine che sembrava ben radicata nei maschi italiani. Ma che cosa ha provocato questa inversione di tendenza?

Prima di tutto il Covid. Durante la pandemia le discipline di contatto, tra cui il calcio, furono vietate e vennero invece autorizzate quelle individuali o meno fondate sui contrasti fisici. In sostanza il “semaforo verde” scattò per corsa, padel, beach volley, pallavolo e attività da palestra. E così in tanti, pur di muoversi, si buttarono su questi sport.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Terminata l’emergenza però, coloro che erano meno legati nostalgicamente al calcio, pensarono di non tornare indietro, continuando a praticare gli sport che avevano conosciuto e apprezzato durante il Covid. Trovando tra l’altro strutture pronte ad accogliere la loro richiesta, visto che nel frattempo i centri sportivi si erano attrezzati per le nuove attività. 

«Prima della pandemia io e i miei amici giocavamo a calcetto anche tre volte alla settimana – ci conferma il 26enne barese Pierpaolo -. Poi però siamo stati costretti a svolgere altre discipline, come nel mio caso il crossfit, di cui pian piano ci siamo innamorati. Oggi torniamo sul campo di calcio solo un paio di volte al mese, anche perché c’è sempre il rischio di farsi male con il pallone e nessuno di noi ha voglia di sospendere i propri allenamenti in palestra».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Il calcetto insomma non solo è visto come un qualcosa legato al passato, ma è considerato come rischioso per l’integrità di muscoli e articolazioni. «Del resto molti campi a Bari sono in pessime condizioni - rivela il 30enne Alessio, con una lunga esperienza come organizzatore di tornei -. I centri infatti stanno investendo soprattutto sui campi da padel e così il calcetto è diventato un qualcosa da cui tenersi alla larga per evitare di procurarsi guai fisici».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

A questo si aggiunge la maggior facilità nell’organizzare una partita di padel o di beach volley: bastano infatti quattro persone, mentre per il calcio è necessario rintracciare almeno 10 giocatori, compresi due che sappiano stare in porta.

E non solo. C’è un altro aspetto sostanziale. I “nuovi” sport sono aperti a tutti: maschi e femmine. Se il calcio, si sa, è sempre stato monopolizzato dagli uomini, le altre attività vedono una maggiore presenza di donne, anche per via dell’assenza di contatto fisico. 

E quindi possibile organizzare partite miste, facendo così sport tutti quanti insieme, senza più divisione di genere e assecondando il trend che vede oggi ragazzi e ragazze vivere il tempo libero allo stesso modo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La pallavolo ad esempio è uno sport “da comitiva”, dove amici e amiche possono darsi sportivamente battaglia alla pari. «É molto più semplice e divertente programmare una partita di volley o beach volley», affermano gli “ex calciatori” Giuseppe e Vincenzo, che con i loro colleghi e colleghe giocano spesso a pallavolo sulla sabbia dell’Olimpic Center.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Fatte queste premesse, diventa quindi dura la vita per quei ragazzi che vogliono continuare a dedicarsi esclusivamente a tirare la palla in rete. Come il 19enne barese Davide, che racconta: «È sempre più faticoso trovare miei coetanei disposti a giocare, così ho iniziato a organizzare le partite con mio padre. Certo, l’età media di chi viene con me è alta, ma per me l’importante è giocare a pallone. Sarò fuori moda, ma io non voglio abbandonare il calcio».


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